La storia

 storia

L’istituto nasce a Treviglio nel 1963 come sezione staccata del Liceo Classico “Paolo Sarpi” di Bergamo, dal quale si rende autonomo nel 1978. 
 
Primo istituto superiore in Italia e secondo in Europa, assume nel 1984 il nome di Liceo Classico “Simone Weil”, nel ricordo di una studiosa importante e originale nel panorama culturale europeo, illuminante esempio della possibilità di estrarre dalla cultura classica le categorie per un’acuta comprensione del mondo moderno. 
 
All’inizio degli anni novanta, percepita una crescente domanda formativa nell’ambito delle lingue moderne, il Collegio dei Docenti e il Consiglio d’Istituto decidono di attivare un indirizzo linguistico. 
 
Dopo la metà degli anni novanta, nel contesto delle prime iniziative di razionalizzazione della rete scolastica superiore, al Liceo viene aggregato l’indirizzo artistico. 
 
Si costituisce così una scuola in grado di proporre al territorio un’offerta formativa ricca e articolata.

Breve biogragfia  

      

storia

Nacque in seno a una colta famiglia ebrea non praticante. 

Fu una tra le prime donne ad avere accesso ai corsi del celebre filosofo Alain. 

Un’altra Simone, la De Beauvoir, ricorda d’averla incontrata alla Sorbona: quella ragazza diciassettenne si distingueva per la reputazione dell’intelligenza e per il bizzarro abbigliamento; ma ancor più delle doti filosofiche, fecero impressione i suoi singhiozzi, scoppiati alla notizia di una catastrofe sociale.

Terminati gli studi all’École Normale, insegna filosofia nelle scuole di alcune città di provincia, interessandosi al contempo all’istruzione e ai problemi di operai, contadini e disoccupati. 

Si unisce agli scioperanti, milita come sindacalista e inventa gesti provocatori, come la divisione del suo salario con i disoccupati. 

In occasione di alcuni viaggi, si rende conto in anticipo del dramma dell’ascesa del nazismo e della diffusa condizione di miseria delle popolazioni. 

Si impegna allora nella denuncia, pubblicando articoli di critica socio-politica che condannano i totalitarismi di destra e di sinistra mentre difendono il pacifismo tra gli stati nazionali.

La questione della condizione operaia la preoccupa a tal punto, che decide di farne esperienza sulla propria pelle, facendosi assumere come operaia presso alcune fabbriche metallurgiche di Parigi, nonostante il suo fisico gracile, minato da continue emicranie. 

Nel 1936 si unisce in Spagna alle brigate internazionali che combattevano nella guerra civile.

Benché repubblicana, si interpose allora per evitare che un prete franchista fosse fucilato – nel medesimo periodo anche Maria Zambrano partecipava alla guerra civile; le due s’incontrarono mai?

Negli anni successivi, dopo una visita ad Assisi e un soggiorno nell’abbazia benedettina di Solesmes, Simone si avvicinò al cristianesimo. 

Tentò allora un serrato confronto con dei religiosi, scegliendo però di non entrare nella chiesa istituzionale, in modo da non smarrire la libertà teoretica e rimanere nella scomoda ma necessaria posizione di chi resta vigilante sulla soglia, insieme a quanti o non vogliono o non possono varcarla. 

Attuò così quella «pulizia filosofica» della religione cattolica che viene di rado praticata. 

Elaborò un’intensa riflessione spirituale, la sua «conoscenza soprannaturale», compiuta attraverso la disciplina dell’attenzione e del distacco. 

Ella aveva intuito la trasformazione dell’energia universale dal vuoto dell’io alla pienezza della realtà, che è divina. Intravide una stretta connessione tra la rivelazione greca e l’epifania evangelica nel capovolgimento della legge della forza distruttiva.

Simone avrebbe desiderato approfondire anche la conoscenza del mondo musulmano, ma non ne ebbe il tempo; in eredità ha lasciato la sua idea d’illuminazione che accomuna l’Iliade, i tragici greci, i presocratici, i pitagorici e Platone alla tradizione indo-cinese e a quella cristiana, a partire dalla supposizione di civiltà ancora più arcaiche. 

Col fratello, illustre matematico, poté dottamente condividere le intuizioni sulla scienza, quale amore della verità disvelante l’intreccio di armonia e bellezza.

Sfollata con i suoi familiari a Marsiglia prima, e a New York poi, a causa della persecuzione nazista, rientrò comunque ben presto per unirsi alla Resistenza. 

Anche se non le fu consentito raggiungere il fronte, partecipò come redattrice al comitato nazionale «France Libre» del generale De Gaulle a Londra; per la sua intransigenza, tuttavia, sarà costretta a lasciare l’incarico, mentre lavorava alla stesura dei punti programmatici per una costituzione democratica post-bellica, fondata sui doveri verso l’essere umano, il cui bisogno più importante è quello di guarire dallo sradicamento. 

In seguito, Albert Camus, quale curatore editoriale degli scritti di Simone Weil, ebbe a dire di non poter neppure immaginare una rinascita europea a prescindere dalle esigenze da lei definite.

La sua critica al colonialismo – che consente di pensare la possibilità di un incontro fra Oriente e Occidente – svelava la pericolosa analogia fra lo strapotere del dominatore europeo sulle terre d’Oltremare e la barbarie ideologica che invadeva le nazioni d’Europa. 

Mosse obiezioni al marxismo e alla struttura partitica; cercò di avanzare proposte per un uso del coraggio che non fosse violenza, progettando, per esempio, la formazione di un corpo infermieristico femminile di prima linea. 

La condizione fisica di Simone si indebolì in tempo di guerra, quando, anche per solidarietà con i suoi concittadini, ridusse l’alimentazione ai limiti consentiti dalla tessera di razionamento.

Ammalatasi infine di tubercolosi, morì nel sanatorio di Ashford il 24 agosto del 1943. 

Solo dopo la morte verranno alla luce l’alta ricerca intellettuale e l’intensa vita spirituale di questa donna, attraverso la pubblicazione per lo più postuma della sua opera.

Ultima revisione il 17-09-2024